Capracotta

Sporsi la testa fuori dal finestrino e vidi un piccolo paese. La strada era asfaltata, le case erano basse con dei colori che si abbinavano col paesaggio. Mi avvicinai; scesi dalla macchina ed entrai in chiesa: il pavimento era colorato di blu e bianco, le pareti erano piene di affreschi. Dietro l’altare si trovava la statua della Madonna piena di gioielli. Le colonne erano di marmo e con qualche crepa. La chiesa era posta su un lato della strada. Uscii dalla chiesa e mi misi a guardare il paesaggio: ero circondato da montagne e in lontananza si scorgeva la Maiella. Camminai fino a PRATO GENTILE. Dalla staccionata si vedeva un grandissimo giardino e un bosco pieno di alberi con le foglie viola, marroni e gialle. Se si alzava la testa si poteva vedere una montagna che ospitava le mura ciclopiche: erano dei massi che avevano portato lì antiche civiltà.

Con la nonna mi avviai nel bosco. Il sentiero era muschioso e sui lati si trovavano piante di mirtilli, more e fragoline. Si udivano gli uccelli che cinguettavano.

Nel paese la gente era sorridente; vestiva con maglioni e pantaloni di velluto; i colori dei vestiti erano accesi mentre quelli dei lavoratori dei caseifici erano bianchi.

Da alcune terrazze pubbliche si riusciva ad osservare i campi dove pascolavano le mucche. In tutto il paese c’era un odore di formaggio.